L'OGGI GIÀ DOMANI
Si sbaglia chi persuaso crede nell'infinito e nel futuro.
Cos'è l'oggi se non già il domani?
l'oggi è in certo
usciamo ora
dalla cesta del novecento
da un passato d'intelletti
da una storia
che ci è stata narrata
con distanza
e riverenza.
Dall'oblò della televisione
grandi uomini di storia
che parlavano
di grandi menti
di nomi pesanti
di volti aulenti
era il novecento
secolo vuoto
riempito di passato,
secolo lento
violento
novecento che guardava
ai primordi
che ha insegnato
all'oggi di far lo stesso.
Siamo nel 17
e penso
a lontani
e freddi
tumulti russi
non sento il 2000
mi hanno insegnato
a sentire il passato.
Sono stati quei grandi uomini
dall'oblo di sala nostra
seduti all'ombra della storia
parlavano
a poveri uomini
povere donne
che dalla loro
non capivano altro
che la storia come presente
non vivevano del respiro
ma nell'odore passato di esso.
Cosa ha di novecentesco il novecento?
guerre?
romanzi?
avanguardie?
NO
erano reazioni al passato queste,
che storia ha il novecento?!
voglio saperne il nome.
Non esiste.
Era reazione alla storia,
non storia.
Il duemila
di stesso destinò cadrà
se non comprenderà nell'ora
cosa deve compiere.
Fallo tu, dite?
No io, no
io sono lo sconfitto
in questo post relativismo.
Ora torna ad imperare l'unicità
ove si crede tutti convinti
che Dio non c'è,
non esiste.
Non c'è dubbio.
Si sono messi in pace così,
non soffrono più.
Ora
soffrono i credenti
soffre chi guardando al suo passato vede
Dio
soffre chi non sa se sta credendo
soffre chi nei secoli precedenti
era certo
di non morire con l'angoscia
del vuoto
l'inferno era paura
ma
il nulla,
l'atemporale,
il relativismo,
di oggi
senza un fine
è peggio.
Sono contenti così
continuano a credere
sbagliando
di essere
unici,
guardano
attraverso una staccionata
gli animali allo zoo
senza nemmeno più chiedersi
se sono loro gli spettatori
o gli osservati.
Siamo invincibili
la guerra
non ci tocca
è lontana
l'odore del sangue
è impercettibile.
Persuasi
torniamo nel nostro candido orto
convinti che il tanto
sia infinito
convinti di non morire più.
La storia è nostra
assistiamo alla sua fine ogni giorno
la osserviamo morire:
piante,
uomini,
religioni,
idee e usanze
e ancora diciamo
di essere
infiniti.
"Finì
addirittura
l'impero"
direbbe un antico
se oggi potesse parlarci.
Un giorno moriremo
e ci accorgeremo che il nostro secolo
come il Novecento
non ha un nome
ma vive
di storie narrate
lontane
infinite.
Quando sarà il 2098
se ci sarò
non vedrò il futuro
o il presente
non guarderò alla mia centina
ma crederò d'esser
tornato a quella lontana
terzina ghiacciata.
Crederò
nel caos
di essere rinato,
tornato
alla Turrita e antica
città,
crederò
che ancora una volta
è ricominciato
il mio tempo
e allora
credendomi novello
indipendente e illuso
guardando agli aulenti volti
ripartirò scrivendo:
... l'oggi è in certo
usciamo ora
dalla cesta del duemila ...
Affaticarsi a comprendere l'origine delle cose, a che scopo se non sappiamo dare un presente all'attimo che ci sta sfuggendo nel passato?
21 Luglio di un '17
23 Marzo di un '18
di A. Z.
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